In Nativitate Domini Canticum

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In Nativitate Domini Canticum

Il Natale secondo Marc-Antoine Charpentier Marc-Antoine Charpentier (1643 — 1704)

In Nativitate Domini Canticum
Oratorio per soli, coro e orchestra H. 416

Praeludium
Chorus Justorum
Nuit
Réveil des Bergers
Chorus Pastorum
[Recit de l’Ange]
[Choeur]
[Pastor]
Marche des Bergers [Choeur]
[L’Ange seule avec Choeur] Dernier Choeur

Messe de minuit pour Nöel
Per soli, coro e orchestra H.9

Kyrie eleison
Nöels sur les instruments H.534/3: Joseph est bien marié
Christe eleison
Nöels sur les instruments H.534/4: Or nous dites Marie
Kyrie eleison
Nöels sur les instruments H.534/6: Une Jeune Pucelle
Gloria
Credo
Nöels sur les instruments H.531/2: Laissez paître vos bêtes
[Nöels sur les instruments]: O Dieu que n’etois je en vie
Sanctus
Benedictus
[Nöels sur les instruments]: À minuit fut fait un resveil
Agnus Dei
Valentina Chirico — premier dessus
Chiara Albanese — deuxième dessus
Annalisa Mazzoni — hautecontre
Alessandro Baudino — taille
Dario Previato — basse
Giuseppe Maletto — direzione Laboratorio madrigalistico “Gli Scipioni”
Maria Grazia Calcagno + Rita Converso + Stefania Gariglio +
Elena Martin + Rossella Negro — soprani
Nicoletta Ciari + Elena Oberto +
Ania Bernas Poggiati + Cristina Videtta — alti
Giuseppe Attardi + Pietro Garavoglia + Alberto Pisoni — tenori
Diego Causin + Pierre Giacomelli +
Marco Grattarola + Francesco Maletto — bassi I Musici di Santa Pelagia
Enrico Casazza — spalla
Isabella Longo — violino
Magdalena Vasilescu — viola
Nicola Brovelli — violoncello
Manuel Staropoli + Mattia Laurella — flauto
Dana Karmon — fagotto
Maurizio Fornero — organo
guida all’ascolto
bibliografia

Un Natale fuori dagli schemi

La concezione del governo e dello stato nella Francia del XVII e XVIII secolo è assolutamente centripeta: il fulcro di tutte le decisioni è rappresentato dal re, Louis XIV, celebre per aver coniato l’espressione «L’État c’est moi» e aver accentrato su di sé tutto il potere. Conseguenza della monarchia assoluta è lo sviluppo di una corte e di un apparato burocratico concentrato in un unico luogo, che possa gestire il governo della nazione ed essere controllato agevolmente dal monarca stesso. Il castello di Versailles e la città di Parigi si trasformano dunque nel cuore pulsante della nazione, dove si concentrano tutte le attività culturali e di rappresentanza, e si offre alla nobiltà e alle delegazioni straniere l’immagine di una nazione ricca e potente. Allo stesso modo, le decisioni che riguardano il mondo musicale vengono prese da Jean-Baptiste Lully, fido collaboratore del re e suo surintendant de la musique de la chambre: l’autorizzazione di Lully era necessaria per mettere in scena un’opera teatrale e dai rapporti intrattenuti con il surintendant dipendeva la fortuna o la sciagura dei musicisti e dei compositori parigini. In questo ambiente fortemente influenzato dall’estetica lulliana, Marc-Antoine Charpentier si destreggiò tra grandi difficoltà: la lunga frequentazione romana (dal 1667 al 1669) e lo studio con Giacomo Carissimi portarono Charpentier a prediligere lo stile italiano e a scrivere secondo le sue forme compositive. Inoltre il legame del compositore con l’ordine dei Gesuiti e con la famiglia Guise, rivale della famiglia reale, allontanò il compositore dagli ambienti ufficiali. Gli incarichi e le commissioni giunsero dunque da famiglie nobiliari lasciate più ai margini della vita di corte e da alcuni conventi e ordini religiosi per i quali Charpentier scrisse molta musica sacra, come l’Oratorio In nativitatem Domini canticum H.416 e la Messe de minuit H.9; da entrambe le composizioni traspare una componente popolare molto forte: pur mantenendo uno stile compositivo elegante ed austero, Charpentier presenta il mistero della nascita di Cristo attraverso gli occhi dei pastori, i veri protagonisti dell’oratorio, testimoni oculari e allo stesso tempo destinatari del messaggio evangelico. Nella Messa poi, i Nöels della tradizione popolare francese sono presi pressoché intatti e costituiscono la struttura stessa della messa: anche in questo caso è come se il compositore volesse dare la parola al popolo, inserendo temi popolari a sostegno del testo liturgico ufficiale.