Il violino di Johann Sebastian Bach

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Il violino di Johann Sebastian Bach

Sonate per violino e cembalo concertato Johann Sebastian Bach (1685 — 1750)

Sonata Terza in mi maggiore a violino solo e cembalo concertato BWV 1016
Adagio — Allegro — Adagio ma non tanto — Allegro

Partita Quinta in sol maggiore per clavicembalo BWV 829
Præambulum — Allemande — Corrente — Sarabande — Tempo di Minuetto — Passepied — Gigue

Sonata Sesta in sol maggiore a violino solo e cembalo concertato BWV 1019
Allegro — Largo — Allegro — Adagio — Allegro
guida all’ascolto

Dialogo tra pari

Tra le composizioni da camera, la sonata per strumento e basso continuo è sempre stata per i compositori un utile veicolo di analisi e di studio delle potenzialità dello strumento melodico, ed è inoltre un terreno di prova e di studio per gli esecutori che, attraverso queste composizioni, affinano la tecnica e mettono in evidenza le loro qualità espressive. A queste ragioni estetiche si aggiungono motivazioni pratiche: il mercato editoriale, specie nei paesi tedeschi, è sempre affamato di nuove composizioni di varia difficoltà per il pubblico borghese che diletta la propria famiglia e gli ospiti con concerti ed accademie casalinghe. Non stupisce dunque che i principali compositori del XVIII secolo abbiano dedicato a questa forma una parte più o meno cospicua del loro catalogo: nel caso di Johann Sebastian Bach, infatti, l’attenzione per la pubblicazione di opere con un qualche fine didattico e destinate alla pubblicazione è molto alta ed accompagna almeno metà della vita del compositore, dagli anni di Cöthen a tutto il periodo di Lipsia. Le due sonate in programma appartengono agli anni Venti e alla permanenza di Bach alla corte calvinista del principe Leopold di Anhalt Cöthen, dove il compositore ebbe la possibilità di sospendere la scrittura di musica sacra per dedicarsi allo studio delle composizioni strumentali degli autori più importanti (primi fra tutti Corelli e Vivaldi) e alla composizione di musica da camera e di concerti strumentali. Bach si ispira proprio alle Sonate da chiesa in stile italiano per queste due composizioni che non richiamano le danze in voga in quegli anni, ma alternano movimenti lenti e veloci; la particolare scrittura di queste sonate non si limita però a riproporre lo schema consueto di strumento solista accompagnato da un semplice basso continuo che sostiene la linea superiore, ma indica fin dal titolo la pariteticità dei due strumenti — violino solo e cembalo concertato — che in effetti sviluppano un dialogo molto interessante lungo tutto lo sviluppo dell’opera.
La Partita Quinta BWV 829 appartiene cronologicamente agli anni Trenta e ai prestigiosi incarichi che la città di Lipsia ha riservato a Bach: anche in questo caso la partita rientra in un più vasto progetto didattico ed editoriale, la Klavierübung, «dedicata ai dilettanti e particolarmente agli intenditori della stessa arte, per l’elevazione dello spirito», quattro volumi che raccolgono tra altre composizioni minori le sei partite per clavicembalo solo, il Concerto Italiano BWV 971 e le Variazioni Goldberg. Nella Partita Quinta si può notare l’influenza dello stile tastieristico francese nella successione dei movimenti che ripropongono le classiche danze della suite (allemanda, corrente, sarabanda e giga) precedute da un Praeambulum incisivo, un grazioso Minuetto e un marcato Passepied.