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In questa sezione sono raccolte le principali produzioni dell’ensemble I Musici di Santa Pelagia, nelle sue diverse formazioni vocali e strumentali, in base al repertorio affrontato.

Musikalisches Opfer

Uno dei massimi capolavori di Johann Sebastian Bach: ricercati, canoni e un’eccezionale triosonata furono composti da Bach sul Thema Regium assegnatogli da Federico II di Prussia, in occasione della visita che il compositore fece a Potsdam nel 1747, dove il figlio Carl Philipp Emanuel ricopriva il ruolo di Kammer-Cembalist. Ritornato a Lipsia Bach riprese in mano lo stesso tema reale per rielaborarlo in diverse forme e scrivere quel ciclo tripartito di canoni e fughe, più una sonata per flauto e violino, dedicato al sovrano e conosciuto con il titolo di Musikalisches Opfer. Passando dalla musicalità profonda di stile cameristico della sonata, in cui il contrappunto e la fuga sono gli aspetti caratterizzanti e salienti del discorso sonoro e culminando con una per tra le più elaborate fughe scritte dall’autore, l’Offerta musicale si presenta come l’opera monumentale di un maestro intento a trarre le conclusioni non soltanto dell’esperienze di una vita, ma di un’intera età.

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Pièces de clavecin en Concert

Dalla Francia del Settecento, l’opera di un perfetto ‘uomo dei lumi’, raffinato teorico e celebre compositore, Jean-Philippe Rameau è l’autore del Traité de l’Harmonie, che resterà per due secoli un riferimento per musicisti e compositori. Successore della generazione precedente dominata dalla figura di François Couperin, Rameau ne sviluppa lo stile con una scrittura infinitamente più consistente. Di lui, molto più tardi, Claude Debussy dirà «Noi abbiamo una pura tradizione francese nell’opera di Rameau, fatta di tenerezza delicata e affascinante». Pubblicate per la prima volta nel 1741, le Pièces de clavecin en concert avec un violon ou une flûte et un viole ou un deuxième violon consistono in cinque Concerts, in realtà nella struttura apparentati più con la suite che con il vero e proprio concerto. Al clavicembalo è assegnato un ruolo concertante che le altre parti strumentali, per quanto raffinate, semplicemente sostengono. La direzione è decisamente orientata verso una concezione prettamente cameristica del concerto, con una scrittura che esplora tutte le possibilità musicali dello strumento protagonista.

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Il Cimento dell’Armonia
e dell’Inventione

La raccolta dei dodici concerti che formano Il Cimento, pubblicata la prima volta ad Amsterdam presso Le Cène e dedicata al conte Wenzel von Morzin (cugino del futuro protettore di Haydn), deve la sua straordinaria popolarità ai primi quattro concerti, dedicati ciascuno a una delle quattro stagioni. Nella prefazione, Vivaldi stesso notava che molto tempo prima dell’anno di pubblicazione, il conte Morzin aveva ascoltato “con benevolenza” questi concerti, a conferma della grande celebrità di cui già allora godevano, soprattutto La Primavera. In questi concerti, notevole è l’uso strumentale e coloristico che Vivaldi fa degli archi. La sua ingegnosità nell’inventare nuovi timbri, e nuovi accostamenti, sembra non avere limiti. Tutte le tecniche d’arco sono presenti: gli energici unisoni per la tempesta, la sordina per gli uccelli, il contrasto frequente tra arco e pizzicato, le corde pizzicate. I sonetti che introducono i singoli concerti sono di autore ignoto e furono composti verosimilmente in un periodo successivo, con l’intento di fissare le immagini descritte da Vivaldi attraverso la musica.

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Méditations pour la Carême

Da sempre le liturgie legate alla morte offrono molti spunti ai compositori per dimostrare la loro bravura e sono inoltre commissioni retribuite generosamente dai nobili committenti: le esequie solenni sono la dimostrazione estrema della potenza della famiglia, che non bada a spese nell’organizzare il rito funebre e ingaggia compositori e musicisti per ricordare il caro estinto. Nel caso delle liturgie che ricordano la Passione di Cristo, i riti che si concentrano nella Settimana Santa donano ai compositori testi estremamente interessanti da rappresentare musicalmente, con organico di qualunque dimensione. Le Méditations pour la Carême sono state scritte da Marc Antoine Charpentier per un istituto religioso di cui si sono perse le tracce e utilizza un organico assai modesto (tre voci e basso continuo) per dieci brevi composizioni che alternano allo stile misurato del mottetto antico il dialogo tra i protagonisti della Passione di Cristo (Pietro, Pilato, Maddalena) in una forma quasi teatrale. La produzione di Mottetti di Andrè Campra è invece molto vasta e conta nei primi anni del XVIII secolo cinque edizioni con numerose ristampe: in queste raccolte il giovane compositore tocca tutti gli organici possibili, dal mottetto a voce sola e basso continuo ai grandi mottetti per coro e orchestra: in questo programma sono raccolti i mottetti più interessanti per 3 voci, violini e basso continuo.

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Sonate e cantate dalla
Biblioteca Nazionale di Torino

Antonio Vivaldi e la città di Torino intrecciano in modo del tutto casuale le loro storie: se da un lato non esiste una prova certa di un soggiorno torinese del Prete Rosso e lo stesso non dedicò mai alcuna composizione a personalità di spicco della corte sabauda, dall’altro Torino si è trasformata da quasi un secolo nella capitale mondiale degli studi vivaldiani, vista l’ingente quantità di autografi che sono conservati nella biblioteca nazionale della città. Ma le vicende che hanno condotto le composizioni di Vivaldi nell’antica capitale sabauda potrebbero servire da spunto per la trama di un film storico-poliziesco, dalla metà del Settecento agli Anni Trenta del secolo scorso: le vicissitudini infatti intrecciano le più elevate famiglie nobiliari italiane con questi preziosissimi documenti che in seguito, del tutto fortuitamente, vengono riuniti nella Torino degli anni Venti e Trenta. Le Sonate e le Cantate di questo programma sono state composte per i concerti privati che erano organizzati regolarmente dalle ragazze dell’Ospedale della Pietà di Venezia, dove Vivaldi era insegnante: attraverso le composizioni vivaldiane le giovani musiciste potevano esibire le loro abilità strumentali e vocali con passaggi virtuosistici e parti più intime e drammatiche.

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Vespro di San Luigi dei Francesi

Le celebrazioni patronali delle chiese romane hanno da sempre rivestito un ruolo cruciale nella vita cittadina: grazie a questi festeggiamenti le parrocchie potevano dimostrare la loro importanza e rinforzare i legami all’interno del complesso sistema diplomatico dello Stato della Chiesa. Le stesse ricorrenze sono inoltre l’occasione per decine di maestri di cappella di eseguire nuove composizioni, spesso scritte per l’occasione. Il caso di San Luigi dei Francesi è particolarmente interessante per lo sfarzo che la chiesa ambasciatrice di Francia usava nella festa di San Luigi IX re di Francia il 25 agosto: lo dimostrano le composizioni di fine Seicento scritte per la ricorrenza e i registri di pagamento dei musicisti che prevedevano, oltre alla cappella ordinaria di otto cantori, altrettante voci di rinforzo con raddoppi strumentali. L’apice della rigogliosità si raggiunge con Alessandro Melani e con le sue composizioni eredi dello stile antico, ma allo stesso tempo aperte alle influenze del neonato concerto grosso. Sotto la direzione di Melani artisti del calibro di Arcangelo Corelli e Bernardo Pasquini contribuirono alla piena riuscita delle tre liturgie Vespro della vigilia, messa e vespro del giorno della festa in cui si articolava la ricorrenza.

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